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quanti

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dannata sia la notte

che dava copertura alle pantegane

ricorda sempre il nostro nascondino

tra un pianerottolo e l'altro

fallendo felicemente

risa nei fallimenti

sapendo che dopo il gioco

ci aspettava soltanto noi

quasi il nome di dio

sempre scarso regina reginella

quanti passi devo fare

quanti passi

quanti?

 Francesco Battaglia - 29/10/2019 19:27:00 [ leggi altri commenti di Francesco Battaglia » ]


Ferdinando, m’hai donato (e non solo) una pura e trasparente sorgente, a cui non aggiungerò assolutamente niente, sarebbe soltanto mettere sassolini sulla superficie. Aggiungerò però solo per dire e un poco scherzare:
le scale non c’hanno virgole, soltanto pianerottoli.

Grazie, Cristina, ricorderò questi tuoi preziosi pensieri e specie mi lascio imprimere nella memoria queste due visioni: fuga coperti di stracci e una preghiera. Grazie per avermi aggiunto poesia alla poesia.

Fabrizio, sempre grazie.

Rosa, grazie. Sì, un’invocazione, col rischio di trovarsi a compiere i passi del gambero.

Maria, posso solamente sorridere nello scoprire ch’hai attraversate delle scale e respirato sui pianerottoli. Ovviamente non c’ho niente da dire su quel sentimento di "maternage", dato che non m’appartiene, più ch’altro io potrei rischiare di scadere in scadente paternalismo, assai peggiore.
Grazie per il grido. Il gioco "Regina reginella" è sempre divertente.

Grazie davvero a tutti.

 Francesco Battaglia - 29/10/2019 19:27:00 [ leggi altri commenti di Francesco Battaglia » ]


Ferdinando, m’hai donato (e non solo) una pura e trasparente sorgente, a cui non aggiungerò assolutamente niente, sarebbe soltanto mettere sassolini sulla superficie. Aggiungerò però solo per dire e un poco scherzare:
le scale non c’hanno virgole, soltanto pianerottoli.

Grazie, Cristina, ricorderò questi tuoi preziosi pensieri e specie mi lascio imprimere nella memoria queste due visioni: fuga coperti di stracci e una preghiera. Grazie per avermi aggiunto poesia alla poesia.

Fabrizio, sempre grazie.

Rosa, grazie. Sì, un’invocazione, col rischio di trovarsi a compiere i passi del gambero.

Maria, posso solamente sorridere nello scoprire ch’hai attraversate delle scale e respirato sui pianerottoli. Ovviamente non c’ho niente da dire su quel sentimento di "maternage", dato che non m’appartiene, più ch’altro io potrei rischiare di scadere in scadente paternalismo, assai peggiore.
Grazie per il grido. Il gioco "Regina reginella" è sempre divertente.

Grazie davvero a tutti.

 Maria Musik - 26/10/2019 20:21:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Che dire? Mi ha attraversata un brivido mentre giungevo, scendendo le scale della memoria tra un pianerottolo e l’altro, senza fiato a quella domanda, grave di stanchezza anzi rorida di stanchezza condensata al punto di farsi liquida: quanti?
E mi è venuto da gridare: "Ancora uno, coraggio, e dopo un altro, ti prego. Un altro, sino a imparare a giocare e a fallire felicemente".
Poi, mi sono sentita solo stupida come succede spesso a noi donne quando ricadiamo nella tentazione del maternage.

 Rosa Maria Cantatore - 26/10/2019 18:35:00 [ leggi altri commenti di Rosa Maria Cantatore » ]

davvero, l’interrogativo finale assume la valenza di un’invocazione...

Pagina notevole di poesia.

 Fabrizio Giulietti - 26/10/2019 14:50:00 [ leggi altri commenti di Fabrizio Giulietti » ]

un’ottimo testo ulteriormente impreziosito da un notevolissimo commento di un autore che ha ormai da tempo dimostrato tutta la propria abilità, accuratezza, profondità e, soprattutto, sensibilità di critica analitica, espressiva e concettuale...

 cristina bizzarri - 26/10/2019 08:29:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Che bella! Le assonanze, quella "F" così fuggevole, umile come una fuga coperti di stracci. E poi i rimandi di senso, i salti, e, infine, quella specie di preghiera - chiamala come vuoi, anche bisogno - finale che lascia tutto spalancato. Che bella!

 Ferdinando Battaglia - 26/10/2019 02:20:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

La memoria è spesso una retrospettiva, una cinepresa in mano ad un regista che vuole inquadrare un tempo, rileggendolo con le categorie del documento o della poesia. Nello scarto quindi tra il reale e la sua narrazione avviene il trasfigurativo emozionale, sentimentale, concettuale. Ecco perché qui la domanda finale, reiterata in più versi, appare la scena finale, la scena madre d’un appello filosofico, esistenziale, che però si è originato sul vissuto, privo quindi di quel distacco tipico della speculazione intellettuale e diviene accadimento filosofico, cioè stupore (l’origine della filosofia). La scelta grafica, l’assenza di maiuscole e d’interpunzione, dà connotazione al testo, contestualizzandolo in una poetica della contemporaneità più giovane.

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